I grissini stirati e rubatà sono le due notissime varianti tipiche di Torino, lavorate e foggiate con tecniche diverse.
Il grissino Rubatà (in piemontese, letteralmente, "ruzzolato") è ottenuto per arrotolamento, dacompressione manuale sul tavolo di lavoro.
Il nome Rubatà che significa letteralmente "Cadere con una certa violenza", deriva dal gesto che fa il panettiere nel prendere sulle punte i "grissini" appena stirati a mano nel rivoltarli, facendogli fare un giro completo con i pollici a palme unite e lasciandoli "Cadere" -"Rubatè" con dolce violenza sul tavolaccio di stiramento al fine di compattare l'impasto amalgamandolo alla granella, in modo da farlo risultare croccante dopo la cottura.
Il Rubatà è dunque un particolare grissino o pane allungato.
Tradizionalmente impastato a mano, preparato con farina di grano tenero tipo 00, acqua, lievito, sale e strutto.
I filoncini d'impasto vengono allungati facendoli rotolare sul tavolo da lavoro su uno strato di cruschello, ottenendo grissini lunghi fino a 40-50 cm, di forma irregolare.
La cottura in forno a legna richiede circa 7-8 minuti.
La ricetta è un segreto che varia da un panettiere all'altro e che viene tramandato di padre in figlio.
Il territorio di produzione è tutto il Chierese e dintorni (da Chiesti a Poirino e da Chieri ad Andezeno).
Questi grissini compaiono con il pane su tutte le tavole, hanno un ruolo di protagonisti con gli antipasti, vengono spezzettati nelle zuppe, accompagnano gli intingoli.
Una sicura bontà apprezzata dai più piccini.
I produttori del Rubatà sono soci dell'Associazione panificatori della provincia di Torino.
Le paste di meliga sono biscotti frollini che appartengono all'antica e tradizionale cucina povera delle splendide valli cuneesi, nella regione Piemonte. Sono dei dolci molto semplici, realizzati con la farina di mais macinata molto sottile (fumetto) che conferisce grande friabilità al prodotto finito.
Secondi gli storici, le origini delle paste di meliga sono antichissime, difficilmente databili, sicuramente però risalenti alla cultura contadina della zona di Mondovì in provincia di Cuneo. Tradizionalmente questi biscotti venivano mangiati dopo i pasti inzuppati in un bel bicchiere di Barolo, il vino locale.
Probabilmente le paste di meliga vennero "inventate" per necessità, negli anni in cui il raccolto di frumento era scarso, per ovviare al problema, si mescolava la farina di frumento con la farina di mais macinata finissima, in pratica con quella farina di scarto che non veniva usata per fare la polenta. Da qui deriverebbe anche il nome, la parola "meliga" in piemontese indica, infatti, la farina di mais. Le paste di meliga così ottenute diventano un frollino molto friabile, dal colore giallo dorato e dal gusto più deciso dei frollini tradizionali.
La tradizione vuole anche che a fine pasto Cavour finisse sempre con 2 paste di meliga e un goccio di barolo chinato.
La storia del panificio Vitrotti comincia nei primi anni del novecento. Il nonno Luigi, di antica tradizione contadina, decide di trasformare le sue attività agricole in quelle di artigiano panificatore, avendo intravisto le potenzialità dell’attività.
Prese ispirazione dai forni a legna comuni a diverse famiglie e cercò di offrire questo servizio in modo più ampio.
Il negozio originario venne aperto in una parte della vecchia tenuta Simeon di Andezeno, in corso Vittorio, ai bordi della statale che collega tutt’ora Chieri con il Colle Don Bosco. Fin da subito, i grissini rubatà diventarono la specialità di nonno Luigi, il quale scelse, per panificarli, una miscela di farine proveniente da tre diversi mulini.
Caratteristica peculiare del grissino rubatà, oltre alla suddetta miscela, è l’arrotolamento a mano della lista di pasta con cui si plasmano i singoli grissini su di un asse di legno di rovere dalla superficie irregolare.
Accanto alla figura fondamentale del panettiere, che prepara l’impasto e inforna i grissini, si affianca fin da subito la figura della ‘fertoira’, donne del paese specializzate nell’arrotolare a mano i grissini.
L’antica ricetta e la magia della miscela originaria vengono custodite gelosamente e tramandate in casa Vitrotti da padre in figlio, da Luigi a Pietro e quindi di nuovo a Luigi, l’odierno proprietario che quindi rappresenta la terza generazione di panettieri.
Negli anni settanta/ottanta, l’eredità di nonno Luigi viene portata avanti da Pietro ed è in questi anni che la panetteria viene trasferita nella sua attuale sede di corso Vittorio Emanuele n°18. La produzione dei grissini venne ampliata al fine di servire ristoranti della zona.
Un impronta di modernità e una ventata di freschezza vengono poi portate dalla figlia di Pietro, Silvia che amplia l’offerta, con un tocco tipicamente femminile, producendo la pasticceria secca in special modo le sue meravigliose crostate e le paste di meliga, fatte con il fumetto, una tipologia di farina estremamente delicata.
E la terza generazione, con Luigi, non ha tradito e mai tradirà l’amore per la tradizione e per la qualità delle materie prime senza però per questo tirarsi indietro davanti alla sperimentazione di nuove miscele, nuove forme di pane, nuovi tipi di grissino inclusi i grissini di Kamut.